Saffo di Mitilene (ca. 600 a.C.)


Mi sembra simile a un dio quell'uomo
che siede davanti a te, e da vicino
ti ascolta, mentre tu parli
con dolcezza

e con incanto sorridi.  E questo
fa sobbalzare il mio cuore nel petto.
Se appena ti vedo, subito non posso
piu` parlare:

la lingua mi si spezza: un fuoco
leggero mi corre sotto la pelle:
nulla vedo con gli occhi e le orecchie
mi rombano:

un sudore freddo mi pervade: un tremore
tutta mi scuote: sono piu` verde 
dell'erba e poco lontana mi sento
dall'esser morta.



Tramontata e' la luna
e le Pleiadi a mezzo della notte;
anche giovinezza gia' dilegua,
ed ora nel mio letto resto sola.

Scuote l'anima mia Eros,
come vento sul monte 
che irrompe entro le querce;
e scioglie le membra, e le agita,
dolce amara indomabile belva.

Ma a me non ape, non miele,
e soffro e desidero.

              Trad. S. Quasimodo



Vorrei veramente essere morta.
Essa lasciandomi piangendo forte,

mi disse: "Quanto ci e` dato soffrire,
o Saffo: contro ogni mia voglia
io devo abbandonarti".

"Allontanati felice" risposi
"Ma ricorda che fui di te
sempre amorosa.

Ma se tu dimenticherai
(e tu dimentichi) io voglio ricordare
i nostri celesti patimenti:

le molte ghirlande di viole e rose
che a me vicina, sul grembo
intrecciasti col timo;
i vezzi di leggiadre corolle
che mi chiudesti intorno
al delicato collo;

l'olio da re, forte di fiori,
che la tua mano lisciava 
sulla lucida pelle;

e i molli letti
dove alle tenere fanciulle joniche
nasceva l'amore della tua bellezza.

Non un canto di coro,
ne' sacro, ne' inno nuziale
si levava senza le nostre voci;

e non il bosco dove a primavera 
il suono..."

              Trad. S. Quasimodo


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Last modified: Sat Dec 13 08:10:13 EST 1997

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